La grandezza del portiere è tale da poterlo considerare tra i più grandi in assoluto

La notizia a diventare di dominio pubblico e rimbalza sui più importanti giornali on line: presto Gianluigi Buffon potrebbe annunciare il suo addio al calcio giocato. Un qualcosa che sarebbe anche fisiologico, considerato che si sta parlando di un calciatore classe 1978. Uno straordinario esempio di longevità che continuava a restare in campo nel momento in cui incontrava diversi allenatori più giovani di lui. Con alcuni di questi aveva addirittura condiviso la straordinaria esperienza del Mondiale del 2006.

Oggi, però, il fatto che Gigi Buffon smetta è forse l’ultimo dei campanelli d’allarme per un movimento che non produce più fenomeni come lo era stato l’ex numero uno della Nazionale. Da tempo non era più al top mondiale, ma la sua permanenza sui rettangoli verdi era una specie di cordone ombelicale tra un’attualità poco esaltante e la grandezza del calcio italiano del passato.

Per lui, che è recordman assoluto di presenze con la maglia azzurra, si sta già parlando di un possibile ruolo nello staff della Nazionale. In attesa di capire se i rumors troveranno una conferma, la prospettiva pare davvero Il minimo per uno come Buffon. Non tanto per le indiscutibili qualità tecniche mostrate in una carriera che è nei libri di storia del calcio, quanto per la sua leadership e carisma. Potrà essere una figura in grado di instradare i nuovi azzurri verso quella mentalità vincente che è mancata negli ultimi anni, con la speranza che anche la qualità della materia, intesa come livello dei calciatori, prima possa aumentare.

I risultati del calcio giovanile sono sicuramente ben auguranti, ma c’è anche consapevolezza che le dinamiche stanno cambiando. I giovani migliori, per effetto del potere economico dei campionati stranieri, potrebbero avere un percorso diversi da quelli avuti da calciatori come Buffon, rimasti praticamente sempre in Italia. Ora c’è da andare alla ricerca di nuovi Buffon.

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