In Cile un arbitro è stato squalificato per quindici giornate per parole improrie rivolte ai calciatori. Ovviamente non è dato sapere cosa abbia detto con esattezza, ma ci sono state anche fonti giornalistiche che hanno parlato di insulti.

Al di là della forma, resta la sostanza. Una realtà che è abbastanza diversa a quella in cui si è abituati, in cui sono spesso i calciatori ad utilizzare un linguaggio non impeccabile nei confronti di direttori di gara. Magari perché presi dalla foga agonistica o perché spinti dalla rabbia derivante da una discussa decisione arbitrale.

La decisione è stata presa dal Tribunale federale in seguito all’indagine che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il comportamento dell’arbitro Nicolas Gamboa. I fatti si riferiscono ad una gara giocata a febbraio e che vedea di fronte l’Audax Italiano e l’Universidad Catolica. Due tra le squadre più importanti del calcio cileno.

In particolare sarebbero stati i calciatori della squadra che giocava in casa ad aver sentito espressioni non rispettose nei loro confronti. Una circostanza che non è consentita da quelle che sono le regole. Tuttavia, la sanzione per il fischietto cileno sarebbe stata inferiore rispetto al massimo previsto (cioè 50 giornate).

Il direttore di gara, classe 1987, nel corso di questa stagione ha anche diretto un match di Coppa Libertadores, l’equivalente sudamericana della Champions League. Erano, invece, stati tre i match arbirati nel massimo campionato cileno. L’ultimo è stato proprio quello del 19 febbraio. In quella circostanza gli ospiti dell’Universidad Catolcia si erano imposti con il punteggio di 2-1 sull’Audax Italiano. Da segnalare i quattro cartellini rossi: due per parte.

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