Questa sera la finalissima della Coppa Italia 2022-23, che vedrà di fronte Fiorentina e Inter. Due habitué dell’albo d’oro, rispettivamente con 6 e 8 trofei all’attivo. Ma com’è nata questa competizione? Bisogna tornare indietro di un secolo, e non certo dal punto di vista simbolico.

Nel 1922, la FIGC e i comitati regionali organizzarono per la prima volta una competizione parallela al campionato nazionale: a dire la verità, la buona riuscita della prima edizione fu mancata per motivi organizzativi e inesperienza. Era oltretutto un momento particolare, dovuto al fresco scisma che portò i grandi club a lasciare la FIGC per formare la CCI (Confederazione Calcistica Italiana). Le 37 squadre partecipanti appartenevano tutte a regioni settentrionali.

Tra scetticismo e competizione monca per i motivi citati, prese corpo la sorpresa. Vinse la Coppa Italia il Vado, società che non giocava nel massimo campionato: un exploit unico, eguagliato dal Napoli 40 anni dopo, militante in Serie B. La manifestazione ebbe luogo tra il 2 aprile e il 16 luglio 1922, con l’atto conclusivo che vide appunto il Vado battere l’Udinese al Campo di Leo, terreno di casa dei liguri. La rete decisiva fu realizzata al 118° minuto dal formidabile Virgilio Felice Levratto, all’epoca appena 17enne e destinato a diventare lo “sfondareti” per antonomasia del calcio italiano.

La copia della Coppa Italia 1922

Una curiosità: il trofeo d’argento consegnato al Vado per la vittoria della Coppa Italia, fu poi donato al regime fascista 13 anni più tardi – il 18 dicembre 1935 – nell’ambito della campagna “Oro alla Patria“, che confluì nel patrimonio nazionale e andò così distrutto. Una fedele riproduzione della Coppa fu donata al Vado dalla FIGC nel 1992 e viene oggi custodita presso la filiale di Vado Ligure della Cassa di Risparmio di Savona, in una vetrina visibile dall’esterno.

Fabio Ornano

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