La partita inaugurale del torneo ha rappresentato l’inizio del ritorno alla normalità per il mondo del calcio, con i tifosi tornati sugli spalti

La felicità. Cos’è la felicità? Una sensazione affettiva, un’​esperienza, uno stato soggettivo transitorio suscitato da qualcosa o qualcuno. Punto. Ed a capo. Il cerchio si allarga in maniera importante. Non temete, non abbiamo intenzione di volare troppo in alto. Non è il contesto giusto. Eppure Euro 2020 ed il concetto di felicità in qualche modo vanno a braccetto.

Italia-Turchia, la gara inaugurale del torneo giocata a Roma, è stata la prima partita in Italia dove un cospicuo numero di spettatori è potuto tornare sugli spalti. Insieme. Appunto, insieme. Darlo per scontato, ormai, era purtroppo diventato esercizio sbagliato. La paura della pandemia, dei contagi da Covid-19, aveva paralizzato tutto. Il mondo del calcio, certo, ma molto di più. Rapporti interpersonali, abbracci, il vivere in comunità alcune attività, seppur momentanee. Tutto riconducibile, anche (ovviamente non solo), ad una partita di calcio. Non serve, oggi, raccontare quel che l’umanità intera ha vissuto negli ultimi mesi. Oggi vogliamo raccontare di come una partita di calcio abbia in qualche modo rappresentato un segnale di speranza.

E quella partita è proprio Italia-Turchia, con i tifosi che sono tornati a riempire uno stadio, nel caso specifico l’Olimpico di Roma. Ed anzi, si sono mischiati fra loro. Immagini che hanno avuto un eco importante, da più parti i tifosi di Italia e Turchia sono stati ringraziati, per un inizio di ritorno alla normalità. Per un ritorno alla vita. Alla felicità.

Torniamo qui, a questa sensazione che vorremmo sempre poter provare, a dispetto di un risultato più o meno favorevole. L’Italia ha vinto, la Turchia ha perso in campo. Eppure la sensazione di felicità collettiva è stata forte. Per una volta, per la volta più importante, il risultato del campo è stato l’ultimo a contare. Italia-Turchia è stata un inno alla vita. Un inno alla normalità. Un inno alla felicità.

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