Cinque su dodici. Si tratta del numero di squadre italiane rimaste in Europa sulle dodici ancora in lizza per vincere i tre trofei continentali. Due in Champions League (Inter e Milan), due in Europa League (Jvuentus e Roma) e una in Conference League (la Fiorentina).
Intutile negare che, con queste proporzioni, si inizia a sognare che possa arrivare un’altra coppa in Italia dopo quella conquistata dalla Roma lo scorso anno, seppur nella competizione meno prestigiosa tra quelle disponibili . Arrivati a questo punto, però, certi numeri devono essere anche come un traguardo. Nel senso che dopo un lungo periodo in cui le squadre italiane sembravano aver perso il feeling con i tornei europei, paiono aver ritrovato una competitività importante.
Difficile mettere in rilievo da cosa dipenda questo cambio di rotta. Anche perché non bisogna dimenticare che negli anni precedenti quasi si aveva l’impressione che, Champions a parte, ci fossero delle riserve a considerare le altre coppe obiettivi primari. Solo una senezione forse, ma che c’era. Oggi, invece, forse si ha contezza che vincere l’Europa League o la Conference League significa accredere il prestigio, arricchire la bacheca e valorizzare il brand. Nel caso della prima, inoltre, si ha anche la possibilità di conquistare l’accesso alla Champions, anche se magari si è rimasti fuori dalle prime posizioni in campionato.
Non è facile individuare quali siano i motivi di questa novità nel rendimento generale del calcio italiano. Parlare di crescita del movimento sarebbe un po’ ambizioso. Intanto perché la maggior parte delle formazioni che sono ancora in Europa hanno una matrice straniera prevalente. Poi perché non è che si notino grandi passi in avanti nel gap esistente dal punto di vista economico con i club esteri dei maggiori campionati europei.
In Champions forse avere progetti tecnici su cui si è puntato, assieme ad un sorteggio favorevole, può aver fatto la differenza. Nelle altre coppe europee può valere lo stesso discorso. Senza dimenticare un fattore fondamentale: l’imponderabilità. Alla fine dei conti il grande paradosso è che nel grande successo dei club italiani in Europa all’appello manca la migliore squadra della stagione: il Napoli.
A dimostrazione che in competizioni così brevi fanno la differenza anche gli episodi e il livello di condizione dei migliori giocatori quando arrivi a primavera. L’auspicio è che, ovviamente, le squadre italiane abbiano davvero trovato la via per tornare importanti in Europa. Anno dopo anno, occorrerà confermarsi.