I tempi del Piacenza tutto italiano di metà anni ’90 sono lontani. In quella Serie A gli emiliani erano un esperimento a cui si guardava con interesse, benché il dato degli stranieri non fosse certo quello di oggi.

Un modello forse non riproponibile, in un mondo che è cambiato sotto tanti aspetti rispetto ad allora. Al punto che oggi la squadra con meno strani in Serie A ne ha 9 (su 31).

Il Made in Italy in Brianza

Il primato appartiene al Monza che da quando ha Palladino in panchina ha anche trovato un ottimo rendimento. I brianzoli, anche grazie ad un potere d’acquisto superiore alla maggior parte delle neopromosse, hanno allestito una buona squadra, puntando più degli altri sul Made in Italy.

Tra i calciatori più utilizzati c’è il portiere Michele Di Gregorio. Il calciatore è stato anche uno dei protagonisti della promozione in Serie A, come lo è un’altra colonna del progetto brianzolo: Carlos Augusto, terzino sinistro con passaporto brasiliano ed italiano.

Poi una lista di calciatori non più giovanissimi, ma che rappresentano certezze per squadre di livello medio in Serie A. Come Matteo Pessina, che ha scelto di tornare a casa. Il centrocampista campione d’Europa, 25 anni, era già in rampa di lancio.

Giovani e certezze: mix perfetto

Ci sono elementi che in A ci sono da tempo come Caprari, Petagna, Sensi e Izzo, altri che dopo tanta B hanno trovato la consacrazione come l’esterno Ciurria. Nella lista c’è anche chi ha ritrovato la Serie A come il centrale difensivo Caldirola, con un passato anche in Germania, o giovani importanti come Rovella, Colpani a e Ranocchia.

Nomi che, elencati uno dopo l’altro, aprono un percorso immaginario nella spina dorsale di una squadra evidentemente italiana. La notizia è che è quasi una novità nell’economia di un campionato sempre più votato all’impiego di calciatori stranieri.

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