Vent’anni dopo il derby di Milano vale ancora una volta l’accesso alla finale di Champions League
10 maggio Milan-Inter. 16 maggio Inter-Milan. I tifosi rossoneri e nerazzurri hanno probabilmente già scolpito nella loro memoria due date che, comunque vadano le cose, sono da considerare storiche. Lo stadio Giuseppe Meazza si presenterà in entrambe le occasioni con il vestito migliore, ospitando il derby con la massima posta in palio tra quelli visti nella storia. Un dato, in realtà, equiparato a quello di vent’anni fa.
Nel 2003, infatti, rossoneri e nerazzurri si fronteggiarono per ospitare la finale. Erano tempi diversi, in cui il calcio italiano aveva tut’altra valenza. Il Bel Paese portò addirittura tre squadre su quattro nelle prime quattro posizioni della massima competizione europea. Dall’altro lato del tabellone, in quel caso, c’era la Juventus opposta al Real Madrid.
Passarono i bianconeri che, però, persero per la finale Pavel Nedved, diffidato ed ammonito nella semifinale di ritorno. Fu una mazzata importante, considerato che il ceco in quella stagione sarebbe diventato Pallone d’oro. Ma nella storia non entrano i “se” ed i “ma”, ma i vincitori.
In quel caso furono i rossoneri che, superando l’Inter con due pareggi e il favore dei gol in trasferta, andarono a Manchester ad alzare la Champions dopo i rigori. Quest’anno non ci sarà più la tanto discussa regola del gol doppio segnato fuori casa a parità di realizzazioni nei 180 minuti. Ed è questa la grande differenza rispetto ad allora.
L’analogia è che, anche stavolta, il derby di Milano è dalla parte meno considerata del tabellone. Dall’altro lato, nel resto d’Europa, ci si affannerà probabilmente a dire che la sfida tra Manchester City e Real Madrid è la finale anticipata. Come se passare il turno, nella sfida tra inglesi e spagnolo, renda una specie di formalità l’appuntamento con la finale con una delle due milanesi.
Il calcio è belo perché, a volte, è in grado di smentire i preconcetti, i pronostici e le convinzioni. Le distanze rispetto al 2003 sono molto più ampie rispetto all’altra semifinale, ma c’è sempre tempo e margine per stupire.