Come i suoi predecessori l’allenatore di Certaldo dovrà fare i conti con l’assenza di punta di livello internazionale
L’Europeo del 2016 è stato probabilmente quello a cui l‘Italia si è presentata con la Nazionale più povera tecnicamente della storia recente. Eppure quella fu una manifestazione dove Antonio Conte riuscì a trarre il meglio da quanti erano in fase calante a rendere ottimo giocatori alcuni interpreti che, in altri tempi, sarebbero stati definiti gregari.
Negli ultimi anni si è avuta, invece, la sensazione che il calcio italiano abbia iniziato nuovamente a produrre buoni calciatori, senza però praticamente mai riuscire a consacrarne uno a stella di prima grandezza. Questo trend si è consolidato negli anni, benché sia arrivato anche un titolo europeo, e questa è anche una delle spiegazioni per le quali si ha a che fare con una squadra che buca soprattutto gli appuntamenti importanti. Anche quando sono alla portata, come una qualificazione ai Mondiali.
C’è, però, un problema strutturale che non si riesce a superare: quello del centravanti che faccia gol con regolarità. Quello, per intendersi, che a turno sono stati Paolo Rossi, Pippo Inzaghi e Christian Vieri. Ciro Immobile segna a raffica in Serie A, ma mai c’è stato un allenatore che sia stato a valorizzarne le caratteristiche in azzurro.
Oggi che il laziale ha 33 anni si deve anche pensare di guardare oltre. Un fronte su cui si vede poco, a meno che tu non sia Luciano Spalletti. A suo avviso non solo c’è qualità su cui lavorare, ma soprattutto c’è anche la possibilità di utilizzare in quella posizione calciatori che ancora non l’hanno occupato o non lo hanno fatto con regolarità. Quando si pensa a Spalletti, si pensa anche a Totti centravanti come una delle migliori variazione viste in Serie A negli ultimi anni. Non ci sono giocatori di quel livello in questa Nazionale, ma qualche giovane che potrebbe trovare vantaggio da un’intuizione di questo tipo potrebbe anche esserci.