Dieci mesi dopo ecco il nuovo maxi progetto anti-Uefa: 60-80 club coinvolti, niente èlite, sostenibilità ed equa ripartizione delle risorse. Sempre che ci riescano

Ci hanno messo dieci mesi per riorganizzarsi e oggi eccoli di nuovo in campo, con la ferma intenzione di scalzare l’Uefa dal suo piedistallo e sostituire la Champions, anche quella rivista per il futuro, con una Superlega dei più grandi club europei. Riveduta e corretta, s’intende, rispetto al clamoroso progetto palesato e subito abortito nell’aprile del 2021 tra sommosse popolari e battaglie legali. Ma il lavoro dei tre principali club coinvolti, Real Madrid, Barcellona e Juventus, non si è mai interrotto e non certo casualmente l’offensiva riparte adesso, nell’imminenza della sentenza attesa per il prossimo marzo da parte della Corte di Giustizia Europea relativamente al monopolio di Fifa e Uefa e sull’impossibilità di far nascere competizioni calcistiche estranee al loro controllo.

Un passo decisivo per la nuova Superlega, che in assenza di giudizio favorevole sarà nuovamente destinata all’oblio. Ma che intanto ha rilanciato il progetto in pompa magna registrando una nuova società, A22 Sport Management, indicando un nuovo Ceo come Bernd Reichart e soprattutto un decalogo scintillante, non prima di avere compiuto consultazioni a largo raggio con club, leghe e istituzioni. L’obiettivo finale, manco a dirlo, è una più equa ripartizione delle risorse: 60-80 squadre divise in più campionati fondati sul merito e aperti, con un minimo di 14 partite garantite per tutti, rigorose regole di sostenibilità, investimenti nella solidarietà e nello sport amatoriale, un occhio di riguardo alla salute degli atleti, promuovendo e sviluppando il calcio femminile. Strategia furbesca o reale volontà di cambiamento e crescita dello sport più amato e seguito e forse non ancora debitamente sviluppato e sfruttato in tutte le sue possibilità, di sicuro tutt’altro rispetto al progetto di stampo elitario diffuso meno di un anno fa e imploso miseramente tra le proteste. Chi vivrà vedrà.

Il nuovo decalogo della A22 Management

Competizione aperta al merito sportivo, senza membri permanenti e con varie divisioni, con accesso tra le 60 e le 80 squadre.

Convivenza con le competizioni nazionali, nell’ottica di renderle maggiormente competitive.

Ricerca della sostenibilità economica e previsione di un numero minimo di 14 partite all’anno per i membri partecipanti per garantire introiti di rilievo.

Numero di partite da concordare per non intasare eccessivamente il calendario e tutelare la salute dei giocatori.

Competizione governata dai club, con norme finanziarie rigorose.

L’obiettivo di costituire il torneo più affascinante del mondo.

Migliorare l’esperienza dei tifosi allo stadio con interventi sulle infrastrutture.

Sviluppare e finanziare il calcio femminile.

Contributi di solidarietà per i club per un minimo di 400 milioni l’anno.

Rispetto delle normative dell’Unione Europea.

Antonello Ferroni

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