Rubato nel corso di un agguato da parte di ultrà serbi dopo Roma-Empoli del 4 febbraio, lo storico striscione è stato dato alle fiamme durante la partita tra Stella Rossa e Cukaricki

Alla fine è stato bruciato. L’agguato perpetrato dagli ultras della Stella Rossa ai danni di alcuni tifosi giallorossi lo scorso 4 febbraio a piazza Mancini ha avuto il suo epilogo.

Quella sera, al termine di Roma-Empoli, un nutrito capannello di persone vestite di nero ha attaccato gli ultras dello storico gruppo dei Fedayn.

Oltre al ferimento di due ragazzi, nell’imboscata vennero rubati stendardi, bandiere e striscioni, in particolare quelli dei Fedayn e quelli della “Brigata Roberto Rulli”.

Una dichiarazione di “guerra” a tutti gli effetti, secondo il codice del mondo ultras.

Da quel momento si sono rincorse voci di rivendicazioni e possibili vendette. C’è anche stata la solidarietà di parte del mondo ultras nei confronti dei Fedayn, in particolare dalla Curva Nord dell’Inter.

E poi, una settimana fa, dagli spalti del Maradona è stata esposta una bandiera serba. Inequivocabile segno che non lasciava presagire nulla di buono e che ha dato corpo alla tesi che colloca gli ultras partenopei – gemellati con quelli serbi – alla regia dell’agguato, ricollegandolo agli scontri avvenuti un paio di settimane prima sull’Autostrada A1 proprio tra partenopei e giallorossi.

Così ieri, durante la partita della Superliga serba tra Stella Rossa e Cukaricki, è stato dato alle fiamme l’iconico striscione Fedayn, esposto capovolto e in fiamme. Bruciate anche tutte le altre pezze giallorosse. A fianco un altro striscione su cui c’era scritto: “Avete scelto la compagnia sbagliata”, in riferimento al gemellaggio tra i Fedayn e i Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria, nemici storici degli ultrà serbi.

La sensazione è che non sia finita qui.

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