Finisce l’avventura della squadra dell’allenatore marchigiano nella massima competizione asiatica

Le cronache riferiscono che, sin dall’insediamento di Roberto Mancini sulla panchina dell’Arabia Saudita, l’obiettivo della nazionale guidata dall’ex commissario tecnico italiano sarebbe stato quello di vincere la Coppa d’Asia. La stretta attualità racconta che la missione non è stata raggiunta e l’avventura è già finita.

Non esattamente in un modo convenzionale, se si considera il mondo in cui la Corea del Sud è riuscita ad avere la meglio.

Nella sfida valevole per l’accesso ai quarti di finale a decidere chi è andato tra le migliori otto nazionali asiatiche sono stati i calci di rigore. A Doha, tra l’altro, ad imporsi è stata la squadra di Jurgen Kinsmann, tecnico che è stato un leggendario attaccante della Germania con un passato anche in Italia (Inter e Sampdoria).

A far sentire il sapore della beffa all’Arabia Saudita c’è il fatto che gli uomini di Mancini siano stati in vantaggio per 1-0 fino al minuto numero ’99. Subire gol quando nella maggior parte dei casi si materializza solo il triplice fischio finale ha cambiato per sempre le sorti di questa competizione. A mettere la firma sul gol decisivo della Corea del Sud è stato Cho Gue-sung. L’Arabia Saudita, invece, era andata in vantaggio con Radif.

Al di là dell’evoluzione, l’attualità dice che la prima competizione a cui Roberto Mancini ha partecipato con l’Arabia Saudita è già finita agli ottavi di finale. Per dare la misura delle cose, si può dire che la nazionale guidata da Mancini nel corso della sua storia ha vinto tre volte la competizione. Così come l’Iran e solo una in meno del Giappone.

Ad essere decisivi sono stati i tiri dagli ultimi metri. Un tema che che muove sentimenti contrastanti nei ricordi anche piuttosto recedenti dell’allenatore. Non va infatti dimenticato che la sua Italia campione d’Europa è arrivata ad alzare il trofeo anche per aver superato Spagna ed Inghilterra proprio ai rigori. Lo stesso gesto tecnico che, in realtà, ha negato all’allenatore l’accesso ai Mondiali considerati gli errori di Jorginho contro la Svizzera sulla strada che non ha portato gli azzurri a giocarsi la competizione prevista in Qatar.

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