Sembrano lontani i tempi in cui il calcio si basava sul contenere l’avversario

Nei salotti televisivi ci si interroga quale debba essere il futuro del calcio affinché acquisisca sempre più quella dimensione di show che garantisce allo sport il giusto ritorno in termini economici e di visibilità. L’obiettivo è evitare che lo spettatore si annoi ed è per questo che nel tempo la Champions League è diventata di gran lunga una manifestazione più seguita rispetto ai campionati nazionali. Lì si confrontano i migliori giocatori del mondo, le belle giocate sono la regola e adesso il gioco offensivo sembra essere un parametro da mettere in posizione primaria rispetto ad eventuali altre strategie.

Così accade che la tendenza sia anche confermata dalle statistiche che vengono fuori dalle statistiche. Dopo vent’anni è stato battuto il record di gol nei quarti di finale di Champions League. Il gol di De Bruyne contro il Real Madrid, non è servito a garantire la qualificazione al Manchester City, ma ha permesso di raggiungere quota 32 marcature nella sfida tra le migliori otto compagini della massima competizione europea.

Una statistica che è forse la certificazione di ciò di cui tutti si sono accorti: ritmi indiavolati, fasi difensive non perfette a favore di un gioco aggressivo e sicuramente godibile per lo spettatore. Molto più di sfide tirate, con pochi gol e in cui si specula sul risultato. Molto ha influito la nuova regola che ha cancellato la valenza del gol doppio segnato fuori casa in caso di parità nei 180 minuti.

L’ultimo aspetto da non trascurare è il fatto che in Champions League si esibiscono le migliori individualità del mondo. Allenatori con intuizioni genali, giocatori che vedono il passato dove altri non lo immaginano neanche ed altri ancora che sanno fare centro da posizioni impossibili per quasi tutti gli altri.

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