La sua permanenza al Sassuolo ha reso fino ad ora la carriera probabilmente meno visibile di quanto le sue doti tecniche meriterebbero

Mimmo Berardi è uno di quei calciatori che il calcio di provincia non lo vede come una dimensione da cui fuggire il prima possibile. In questi anni probabilmente, se solo lo avesse voluto, avrebbe potuto tranquillamente prendersi la maglia di una big.

I suoi numeri con il club emiliani sono quelli di un talento che avrebbe tutto per confrontarsi a livello internazionale: 11 stagioni di Serie A alle spalle, 122 reti e ben 83 assist.

Fino ad ora la sua storia lo ha reso forse il simbolo più scintillante della storia del club neroverde, ma come tutte le favole a volte ci sono anche dei capitoli tristi.

Uno è senza dubbio quello dell’infortunio di Verona. Da subito si è capita la gravità del suo problema e alla fine la diagnosi è stata impietosa: rottura del tendine d’Achille. Una delle peggiori eventualità tra i rischi del mestiere di calciatore. Ad aumentare la bruttezza del momento il fatto che fosse appena rientrato da un mese di stop per una distorsione al ginocchio e che il problema gli costerà la fine della stagione anticipata. Non esattamente un anno qualunque, tenuto conto che la sfortuna lo porterà anche a saltare gli Europei.

La cosa peggiore è che che il problema non comprometterà solo quest’annata calcistica. Il problema lo costringerà ad operarsi e di fatto, secondo diverse previsioni, potrebbero servire dieci mesi prima di poterlo rivedere calcare un campo di Serie A. Facendo due conti si arriva a ipotizzare che potrebbe saltare anche il girone d’andata del prossimo campionato. L’auspicio è che, ovviamente, un campione di tale portata possa bruciare le tappe ed essere pronto al più presto per deliziare con le sue giocate i tifosi del Sassuolo ed in qualche caso anche gli spettatori neutrali di una Serie A che non è certo quella di un tempo in cui i calciatori straordinari erano tanti.

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