La scelta di Cristiano Ronaldo di intraprendere il viale del tramonto in terra araba, all’interno di un contesto che non ha alcunché di tecnico e agonistico per un campione di tale levatura, è più che legittima. Ma configura un’uscita di scena triste, se vogliamo, che non si discosta dagli ultimi mesi di carriera di CR7.

AI MARGINI. La rottura rumorosa con il Manchester United; la convocazione al Mondiale in Qatar da svincolato; la rassegna iridata ai margini, come mai era accaduto al portoghese, e soprattutto con la casacca lusitana addosso; la Nazionale che dimostra di poter vincere senza Cristiano Ronaldo; la fine di un’epoca, proprio nei giorni che portano alla gloria dell’eterno rivale Lionel Messi. Una volta affiancati, oggi agli antipodi.

FIUME D’ORO. Ma l’ego smisurato del campione di Madeira non poteva mica far scadere così la sua carriera leggendaria: e allora cosa fare? Semplice: l’ultimo colpo di coda in Arabia Saudita e la firma per l’Al Nassr, disposto a dargli un comodo yacht per traccheggiare su un fiume d’acqua dorata. Una colossale operazione di marketing a latitudini poco avvezze al grande calcio. A confronto, l’esperienza NASL negli anni ’70 fa sembrare il compianto Pelè un’educanda.

SINFONIA STONATA. Ieri un poker di reti all’Al Wehda, equamente divise tra primo e secondo tempo. Lo smalto non è più quello di una volta, però il fiuto del gol è rimasto intatto e può ancora trovare terreno fertile. Cristiano Ronaldo prende la folla gialla e la trascina, sugli spalti sventolano tante bandiere con numero e nome del portoghese. Pare tutto bello. Eccolo il Re. Sembra dire: “Visto? E voi mi davate per finito“. In realtà, vedere questo spettacolo indegno per una delle carriere più luminose di tutti i tempi fa venire in mente un successo – datato 1981 – dell’ensemble Rondò Veneziano: “Sinfonia per un addio“. Stavolta, stonata.

Fabio Ornano

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