Sono tanti i tecnici che si sono succeduti negli anni sulla panchina azzurra. Vediamoli insieme

Si è sempre detto che l’Italia è un Paese di commissari tecnici, tutti sempre attenti a quelle che potevano essere le sorti della Nazionale italiana. Ma l’Italia, di commissari tecnici, ne ha avuti davvero tanti in tutti i suoi 125 anni di storia.

Alla guida della Nazionale italiana vennero dapprima istituite delle commissioni tecniche, ovvero un comitato composto da dirigenti federali e arbitri, calciatori ed ex giocatori, allenatori e giornalisti. A partire poi dal 1910 e fino al 1977, ricostituite nel tempo e senza una continuità assoluta, se ne alternarono 28 tra le quali presenziarono figure di spicco come Umberto e Giuseppe Meazza, Resegotti e Schiavio prima di Paolo Mazza ed Helenio Herrera.

POZZO. Il primo commissario tecnico azzurro fu l’allenatore torinese, l’unico selezionatore a conquistare due edizioni dei Mondiali peraltro consecutivi. Vi riuscì in occasione della Coppa Rimet del 1934 e del 1938 disputate rispettivamente in Italia e in Francia. 

RANGONE. Pozzo fu l’unico commissario tecnico di ruolo fino agli anni ’60 ad eccezione di Rangone e Carcano, destinati alla panchina azzurra tra il 1925 e il 1929. Il primo, ex arbitro e dirigente, ottenne il bronzo alle Olimpiadi del 1928 ad Amsterdam.

CARCANO. Carcano allenò la Nazionale per 6 partite prima del terzo mandato di Vittorio Pozzo.

FONI. Inserito in tre occasioni nelle commissioni tecniche, l’ex difensore della Juventus allenò con successo Inter e Roma senza ripetersi in Nazionale. È infatti ricordato per il mancato accesso ai Mondiali del 1958 in Svezia.

VIANI. Membro della commissione tecnica 1958, Viani guidò la Nazionale italiana in due incontri (una vittoria e una sconfitta) tra gennaio e marzo del 1960.

FERRARI. Ex bandiera della Juventus, due volte campione del mondo con Pozzo e ricordato da Bearzot come “un buon maestro”, Ferrari allenò la Nazionale per 6 gare tra il 1960 e il 1961 qualificando gli Azzurri ai Mondiali del 1962 in Cile.

FABBRI. Al termine della spedizione in Cile, Fabbri venne nominato nuovo Ct ricoprendo l’incarico per quattro anni e 29 partite. Se a superarne la percentuale di vittorie (62%) figurano solo Pozzo e Sacchi, l’allenatore emiliano è ricordato per il cammino ai Mondiali del 1966: Italia eliminata dopo la sconfitta contro la Corea del Nord.

VALCAREGGI. Per 4 partite alla guida della Nazionale con Helenio Herrera tra il 1966 e il 1967, l’allenatore triestino fu il Ct italiano per 7 anni fino al 1974. 

BERNARDINI. Primo allenatore italiano a vincere lo scudetto con due squadre diverse (Fiorentina e Bologna), Bernardini fu il selezionatore azzurro a partire dal 1974: dopo 6 partite venne affiancato da Enzo Bearzot fino al giugno del 1977.

BEARZOT. Il commissario tecnico italiano più presente di sempre (104 partite in panchina), l’uomo che guidò la Nazionale al trionfo del Mondiale nel 1982.

VICINI. L’eredità di Bearzot viene raccolta dal tecnico romagnolo in precedenza alla guida delle giovanili azzurre per 11 anni. Occuperà la panchina della Nazionale per 54 partite.

SACCHI. Artefice dei trionfi di un Milan indimenticato, Sacchi viene chiamato al posto di Vicini e guadagna la qualificazione a USA 1994, dove inizia malissimo ma arriva in finale guidato dalla stella di Baggio. A Pasadena però vince il Brasile, ai rigori. 

MALDINI. Bandiera del Milan e per tre volte consecutive campione d’Europa alla guida dell’U-21, Maldini viene promosso alla guida della Nazionale maggiore allenando pure il figlio Paolo.

ZOFF. Sulla strada degli Europei del 2000, il nuovo Ct diventa l’ex portiere della Nazionale dopo le esperienze in panchina tra Juventus e Lazio. In Belgio e Olanda, attraverso vittorie memorabili come la semifinale contro gli Oranje ad Amsterdam, Zoff porta gli Azzurri all’epilogo con la Francia risolto dal golden goal di Trezeguet.

TRAPATTONI. L’arbitraggio di Byron Moreno ed il “biscotto” tra Svezia e Danimarca guastano la gestione del Trap alla guida della Nazionale per 4 anni.

LIPPI. La Nazionale torna sul tetto del mondo nel 2006 grazie all’avvento dell’allenatore viareggino, già esaltante sulla panchina della Juventus. L’organizzazione e la tenuta difensiva (solo 2 gol concessi entrambi da palla inattiva) propiziano il 4° titolo mondiale vinto ai rigori a Berlino contro la Francia.

DONADONI. Tra i due mandati di Lippi c’è il biennio targato Donadoni, allenatore bergamasco chiamato in preparazione all’Europeo del 2008 in Austria e Svizzera.

PRANDELLI. Al termine del Lippi-bis la scelta ricade sul tecnico bresciano apprezzato per il suo lavoro alla Fiorentina. L’introduzione del “codice etico”, la fascia di capitano destinata a Buffon ed il reintegro di Cassano e Balotelli anticipano gli Europei del 2012 archiviati in finale a beneficio della Spagna.

CONTE. Non è l’entusiasmo a mancare nel biennio riservato all’ex allenatore della Juventus, nominato sulla panchina azzurra verso Euro 2016. In Francia archivia il girone al 1° posto e successivamente estromette la Spagna campione in carica. È invece la Germania a sfatare il tabù italiano eliminandoci ai rigori ai quarti di finale.

VENTURA. Il bilancio numerico non sarebbe nemmeno traumatico (16 partite, 9 vittorie e 3 ko), tuttavia il fallimento della gestione di Ventura nega l’accesso ai Mondiali in Russia nel 2018

DI BIAGIO. In attesa della nomina di Roberto Mancini, e in vista delle amichevoli contro Argentina e Inghilterra, il 5 febbraio 2018 assume l’incarico ad interim

MANCINI. L’allenatore del trionfo di Wembley, con l’Europeo vinto l’11 luglio 2021 dopo 53 anni di attesa, della ricostruzione di una Nazionale a pezzi, dei risultati ottenuti cercando sempre la via del bel gioco. Ma anche di un fallimento difficile da cancellare: la qualificazione mancata al secondo Mondiale di fila, per mano della Macedonia del Nord, che elimina gli Azzurri campioni d’Europa in un drammatico playoff.

Ora tocca a Luciano Spalletti risollevare le sorti azzurre. In bocca al lupo.

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