Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo, l’Italia ospitò uno degli ultimi calciatori ungheresi di buon livello che si possano ricordare: Lajos Détari. Un numero 10 dai piedi buoni e discreto fiuto del gol, che però non riuscì a sfondare in Serie A.

L’Ungheria, dopo i clamorosi fasti della prima metà degli anni ’50 grazie alla Squadra d’Oro (Aranycsapat), una delle compagini più grandi della storia, di fatto ha prodotto ben poco a livello internazionale. L’unica vera stella che riuscì a emergere fu Florian Albert, Pallone d’Oro 1967 e capocannoniere ex aequo della Rimet 1962. Apprezzabilissimo anche l’attaccante Ferenc Bene, tiratore scelto dell’Europeo 1964. O ancora Tibor Nyilasi. Per il resto, poco altro nel successivo ventennio nonostante le varie qualificazioni dell’Ungheria a un Mondiale.

Nell’Eintracht Francoforte 1987-88

Détari, classe 1963, si fece strada nell’Honvéd risultando in breve uno dei migliori giocatori del Paese. Debuttò in Nazionale nel 1984 e contribuì alla qualificazione a Messico ’86, in cui realizzò una rete. Nel 1987 lo acquistano i tedeschi occidentali dell’Eintracht Francoforte e il nostro si comporta benissimo: siglando 11 gol, vincendo la Coppa nazionale e il titolo di miglior straniero della Bundesliga. Poi vive un ottimo biennio in Grecia all’Olympiakos: stagioni che lo vedono molto prolifico ed eletto MVP del campionato ellenico. Quando bussa sul serio la Serie A, dopo che per anni il suo nome era stato accostato ad alcune grandi squadre, il magiaro firma con il Bologna con credenziali di tutto rispetto.

Con la maglia del Bologna

L’avventura felsinea non inizia nel migliore dei modi, a causa di un infortunio al ginocchio dopo 10 giornate e che gli concede appena 15 presenze (con 5 gol) nell’annata 1990-91. Il biondo Détari delizia il pubblico del Dall’Ara con il suo piede educato, però pecca di continuità. Il Bologna però retrocede in B e lui resta in rossoblù, segnando altre 9 reti. Nell’estate 1992 approda all’Ancona, alla sua prima storica apparizione in A. Ancora 9 centri (5 nelle prime 5 gare) e, purtroppo, un’altra caduta tra i cadetti. Gli 8 gettoni (con una rete) nel Genoa la stagione seguente chiudono l’esperienza italiana.

Spara le ultime invenzioni in Svizzera e Austria, prima del rientro in patria. 59 presenze e 13 reti in Nazionale per lui. Diventato allenatore, ha guidato svariate compagini magiare più qualche breve puntata in Grecia. Negli ultimi anni è entrato in politica.

Oggi

Abbiamo intervistato Pietro Mariani, suo compagno di squadra ai tempi del Bologna, per tracciare un profilo di Détari:

Si era scomodato anche l’avvocato Agnelli per andare a vederlo giocare in Ungheria negli anni Ottanta. Un talento pazzesco, ma troppo egoista in campo. Irascibile, indolente, però dotato di qualità immense. Purtroppo la testa e il carattere, insieme a qualche infortunio di troppo, hanno limitato una carriera che avrebbe potuto essere di un livello superiore. Uno dei più grandi con cui ho giocato. Sono in contatto con lui tuttora“.

Fabio Ornano

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